Il lascito della Pandemia

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La mancanza quasi totale di regole sta portando molti a dimenticare quello che abbiamo vissuto, appena pochi mesi fa.

Chi non lo dimenticherà, saranno coloro che da questa Pandemia hanno ricevuto una brutta eredità. La perdita di amici e parenti, fino a danni permanenti all’organismo che li costringe a continui controlli medici e a cure che persistono ancora oggi.

Quello che non sapevamo, che neanche i medici sapevano era cosa attenderci dal futuro, soprattutto quando il Covid-19 ha lasciato ferite fisiche e non solo psicologiche. Probabilmente ora stiamo andando verso la fase in cui scopriremo quali sono stati i risultati.

Secondo uno studio pubblicato sullo European Heart Journal, bisogna attenderci un peggioramento delle malattie cardiache nei prossimi mesi e anni.

In poche parole, stiamo dicendo che oltre ai danni causati direttamente dalla malattia del Covid-19 ci sono le “conseguenze collaterali”, ovvero gli effetti indiretti che la pandemia avrà sulla salute.

Tra questi, secondo uno lo studio pubblicato appunto sullo European Heart Journal, bisogna attenderci un peggioramento delle malattie cardiache nei prossimi mesi e anni.

La ricerca è stata condotta da un team internazionale di medici e data scientist coordinati dall’Università di Leeds che ha fornito la prima valutazione globale, inserendo anche il modo in cui i servizi cardiovascolari hanno affrontato la pandemia. Negli ultimi 2 anni e mezzo, da quando cioè i sistemi sanitari di tutto il mondo sono stati sottoposti a pressioni estreme, i pazienti che hanno vissuto un evento cardiaco acuto, come un infarto o una insufficienza cardiaca, non sempre hanno potuto ricevere le più adeguate cure e tanto meno essere ricoverate in ospedale.

Lo studio descrive un “sostanziale declino globale” nei ricoveri ospedalieri di persone affette da malattie cardiovascolari. Di conseguenza, è aumentato il numero di persone morte in casa o in comunità per problemi cardiaci. Nei casi in cui le persone hanno ricevuto assistenza medica c’era, in media, oltre un’ora di ritardo nel raggiungere l’ospedale o avere contatti con i sanitari, e ciò in un quadro in cui le possibilità che i pazienti sopravvivano a un grave infarto dipendono molto strettamente dalla tempestività dell’intervento.

Come se non bastasse è aumentato il rischio di contrarre malattie croniche o complicazioni fatali.

Nella revisione, infatti i ricercatori hanno esaminato i dati di 189 documenti di ricerca separati, analizzando l’impatto di Covid-19 sui servizi cardiovascolari di 48 paesi in 6 continenti e coprendo un periodo di due anni da dicembre 2019.

Ramesh Nadarajah, ricercatore clinico della British Heart Foundation presso l’Università di Leeds e autore principale dell’articolo ha affermato:

“Le malattie cardiache sono il killer numero uno nella maggior parte dei Paesi e l’analisi mostra che durante la pandemia le persone, in tutto il mondo, non hanno ricevuto le cure cardiache che avrebbero dovuto ricevere. – specificando – Ciò avrà delle conseguenze. Più a lungo le persone aspettano il trattamento per un infarto, maggiore sarà il danno al muscolo cardiaco, causando complicazioni che possono essere fatali o causare malattie croniche. I sistemi sanitari devono rafforzare i sistemi per aiutare a sostenere e curare le persone le cui condizioni cardiache saranno inevitabilmente peggiori a causa della pandemia. Il documento ne fornisce una prova”.

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