Mille splendidi soli

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Probabilmente ero una dei pochi che non aveva ancora letto Mille splendidi soli un romanzo del 2007, il secondo dello scrittore statunitense di origine afghana Khaled Hosseini, già portato al successo dal suo best seller Il cacciatore di aquiloni.

Solo nel 2007, furono stampate 6 edizioni e la stampa all’epoca lo chiamava “il miracolo del passaparola”.

Devo dire che questo miracolo, dopo 15 anni continua a fare il suo effetto. Proprio grazie al passaparola, colmo di belle parole per questo libro, mi sono decisa a leggerlo. Inoltre, frequentando librerie e biblioteche, mi è capitato ancora oggi di vederlo nelle mani di qualcuno.

Il romanzo narra la storia di due donne, fin dalla loro infanzia e di come è stata segnata la loro vita durante i vari conflitti che negli anni si sono susseguiti in Afghanistan, fino all’arrivo degli americani. Quando gli Stati Uniti a seguito dell’attacco alle Torri Gemelle dichiarano guerra all’Afghanistan.

Il titolo è tratto dai versi del poeta Saib-Tabrizi che nel XVII sec. scrisse a proposito di Kabul:

«Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri.»

Un libro che celebra la resilienza delle donne, fin dalle prime pagine quando si legge:

“Una sola abilità: il tahamul. La sopportazione.”

Personalmente l’ho letto in un mese, perché sono una di quelle persone che può soltanto a fine giornata, quando anche se gli occhi sono stanchi, gli ultimi sforzi vanno dedicati ad un libro.

Ma sostanzialmente è un libro che si fa leggere, scorrevole dalla prima all’ultima pagina, nonostante sia tristemente veritiero. Questo suo modo di scrivere è sicuramente il primo fondamentale elemento che ne ha reso l’autore famoso. Non è un caso, infatti, se Steven Spielberg ne acquistò i diritti.

La vita vissuta da queste donne è lontana anni luce da quella che noi donne occidentali siamo abituate a concepire. Pur con tutte le difficoltà che la società ancora crea, come la disparità di lavoro e di salari. La situazione delle donne afghane è qualcosa che rasenta i limiti dei diritti umani.

Ovviamente questo pensiero non è rivolto a tutte, molte con l’andar del tempo, hanno avuto la possibilità di lavorare e di studiare. Ma oggi, nel 2022 sappiamo bene che purtroppo sono stati fatti molti passi indietro e tanti traguardi ottenuti con estremi sacrifici, sono stati bruciati letteralmente, dal ritorno dei talebani.

Una storia molto commovente, vissuta da personaggi con cui è quasi difficile non provare empatia. Durante il racconto infatti, nonostante tutto, entrambe le donne non riescono a smettere di sperare che tutto possa cambiare, fino ad un giorno in cui sembra davvero accadere. Hosseini riesce a dipingere toni di fiducia nell’amicizia (che diventa più forte di una relazione di sangue) e il grido del riscatto per le donne che a Kabul non hanno più alcuna voce.

Lo consiglio a chi ha letto Io sono Malala a chi è interessato a saperne di più a cercare di ascoltare più voci, per scoprire cosa pensano e cosa vivono le donne.

 

Come sempre ho lasciato nell’articolo il link ad Amazon per acquistare i libri citati.

 

Buona lettura

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