Ecco perché accumuliamo libri senza leggerli

Condividi

Quante volte ci avete scherzato sopra, soprattutto perché avete trovato meme in giro, sempre più diffusi sui social e così vi siete resi conto che non siete i soli ad avere questa “patologia”.

Di fatto si tratta di una prassi parecchio più diffusa, agevolata poi dall’avvento dell’e-commerce che vede il suo più grande esponente nel volto di Amazon.

Sembra una credenza sciocca che spesso viene utilizzata come accusa ironica nei confronti dei lettori appassionati ma è pura verità, a volte quasi patologica. Molte persone non riescono a smettere di comprare libri. Anche se ne possiedono a sufficienza per placare la loro sete di lettura per qualche mese.

Questi individui finiscono per riempire i comodini, i mobili di casa, le mensole, le scrivanie, finendo in una pratica che si ripete ancora e ancora, in un loop che non accenna a fermarsi.

Spesso siamo aiutati da offerte o nuove uscite dei nostri autori preferiti, c’è chi entra in libreria e scorrendo tra gli scaffali, resta affascinato da un titolo o da una copertina e sente il bisogno di comprare. Addirittura, c’è anche chi segue i canali delle case editrici più note, è sempre informato sulle nuove uscite e ordina online le pubblicazioni recenti che scatenano la sua curiosità.

Addirittura, c’è anche chi non è interessato al contenuto e ha solo smania di possedere libri e ancora, chi ama collezionare edizioni pregiate e rare dei libri più famosi del mondo.

Le motivazioni che spingono sembrano quindi essere diverse ma il risultato è il medesimo: nella casa di ognuno di questi compratori compulsivi esistono pile e pile di libri ancora da leggere. Cumuli di pagine che riducono lo spazio vitale, ironia della sorte se poi fra essi c’è anche il manuale di Marie Kondo.

Ma perché tante persone continuano a comprare volumi senza sosta, finendo per avere una montagna di libri non letti in casa?

Addirittura, pare ci siano 3 possibili risposte.

C’è chi soffre di bibliomania, una vera e propria patologia. La bibliomania è infatti un disturbo ossessivo-compulsivo clinicamente riconosciuto, che spinge chi ne soffre ad acquistare compulsivamente libri che non ha alcuna intenzione di leggere. In questo caso il soggetto ha come unico interesse quello di circondarsi di tomi di sua proprietà: nuovi, usati, spesso anche in versione doppia o tripla. È tutt’altro che inusuale, infatti, che il bibliomane possieda più copie di uno stesso titolo, perché per lui non è il contenuto di ogni singolo libro ciò che conta, ma il solo fatto di essere proprietario di quanti più volumi possibile.

Si tratta in questo caso di una mania e chi ne è affetto ha spesso anche problemi relazionali. È infatti così talmente dedito alla sua ossessione di accumulatore da compromettere anche la sua stessa salute. Per questa ragione chi soffre di bibliomania è trattato con farmaci e terapie mirate.

Ben diversa è invece la bibliofilia e il collezionismo che altro non è che l’amore profondo per i libri. Solitamente anche il bibliofilo possiede molti volumi, ma lui si impegna a leggerli tutti e tendenzialmente lo fa. La sua è infatti una sete di conoscenza, oltre che un amore reale nei confronti della lettura e dei volumi fisici dalle pagine ruvide.

Solitamente il bibliofilo è anche un collezionista e predilige, per questo, edizioni rare di libri noti, copie autografate dai suoi autori preferiti o tomi fuori catalogo che non si trovano più in commercio. Amando in modo così viscerale anche la rilegatura e le copertine di ogni singolo volume, chi si ritiene un bibliofilo non può che trovare assolutamente fuori luogo la nuova tendenza di design che vorrebbe le librerie e gli scaffali di casa pieni di libri esposti con le pagine a vista, in una infinita distesa di beige. La bibliofilia non è assolutamente considerata una condizione patologica.

La risposta potrebbe essere lo Tsundoku. Il termine deriva da un antico dialetto giapponese ed unisce 3 differenti parole: tsunde (ammucchiare le cose, accumulare) doku (leggere) e oku (lasciare perdere per un po’). Nel complesso, quindi: accumulare libri e lasciarli perdere per un po’.

Forse non ci crederete ma il termine è in uso in Oriente dal 1879 per raccontare una tendenza che accompagna l’umanità sin dal Medioevo. Quindi se siete fra gli individui sopra citati, sappiate che non siete e non sarete mai soli.

Condividi