Covid-19 calano i contagi, cresce la tensione

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Sono 232.664 i contagi in Italia, oltre 6 milioni (6.003.762) i casi di Covid-19 registrati nel mondo, di cui 1.760.740 negli Usa. Il numero totale dei morti a livello globale ammonta a 367.183. Questi i dati ufficiali forniti dalla Johns Hopkins University.

Nello stivale da mercoledì 3 giugno, partirà quella che da qualcuno è stata indicata come la seconda fase della seconda fase.
Via libera agli spostamenti tra regioni senza autocertificazione, ma ci saranno ancora diverse restrizioni che permetteranno alle regioni meno infettate di non fare gli errori dei mesi scorsi, sperando così di evitare altre stragi.

Come si poteva immaginare non è unanime il parere dei governatori, al momento i contrari sembrano essere solo il sardo Solinas, il toscano Rossi e il campano De Luca.

Il fisico Davide Bassi, professore ed ex rettore dell’università di Trento a Fanpage.it, vede la riapertura del 3 giugno, come un “atto di fede”, speriamo solo che questo atto di fede non venga poi scontato sulla pelle dei più deboli.

Secondo quanto stabilito, la riapertura dei confini interregionali dal 3 giugno, sulla base del monitoraggio del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità a partire dai dati trasmessi dalle Regioni. Ecco quindi spiegate le parole del professore, il quale specifica che il basarsi su questi dati:

“è un atto di fede, perché i controlli sulla qualità dei dati accumulati dalle diverse regioni sono stati scarsi. Il problema è che non avevamo un sistema di raccolta dati preparato prima dell’epidemia, lo abbiamo dovuto mettere in piedi in fretta e furia, con grandi difficoltà. La frammentazione regionale ha moltiplicato i problemi perché ciascuno fa a modo suo. Ancora oggi manca una struttura centrale del ministero della Salute in grado di dare linee guida precise e controllare che siano eseguite, correggendo e sanzionando i comportamenti inappropriati. […] È naturale che ci sia una tendenza da parte delle giunte regionali a presentare un quadro il più possibile positivo della situazione sul proprio territorio. Le contrapposizioni tra governo e regioni di colore politico diverso poi aumentano la confusione. In Italia abbiamo visto dare un colore politico persino ai farmaci e alle cure, un’assurdità, e lo stesso vale per i numeri”.

Duro ma giusto il professore che nella sua intervista ha fatto capire quanto l’Italia fosse mancata la prevenzione, paragonando poi l’emergenza coronavirus al disastro di Chernobyl:

“Un alto funzionario della sanità mi ha spiegato che da gennaio si conosceva il rischio che il Coronavirus arrivasse in Italia, ma non ci si è attrezzati per tempo perché se poi ciò non fosse successo, si correva il rischio di essere denunciati per danno erariale. Un Paese che ragiona così non ha speranza”

Insomma, sono veramente in tanti a porsi domande in merito ai dati sull’andamento del contagio raccolti dalle regioni per giustificare questa scelta e con giusta ragione il fisico conclude:

“È come chiedere all’oste se il vino è buono”

Non resta altro che appellarsi alla coscienza del popolo che fino ad ora è stato diviso, da una parte chi si è sacrificato, vivendo per qualche mese nella privazione degli affetti più cari e dall’altra parte chi, vivendo nell’ignoranza più totale non ha potuto fare altro che seguire le proprie origini becere.

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