Gli italiani e la loro paura di investire

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L’attuale situazione di grande incertezza non aiuta di certo i risparmiatori italiani ad avvicinarsi ai mercati finanziari, nonostante l’impatto significativo che la costante risalita inflattiva avrà sul carovita e sui risparmi.

La guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica non hanno fatto altro che complicare uno scenario già duramente compromesso dalla crisi delle materie prime. Basti pensare che il mese di giugno si è chiuso con un incremento su base annua del dato di inflazione del +8%, contro il +1,3% dello stesso mese del 2021, superando ampiamente le stime, già poco rosee, degli analisti.

Nonostante gli evidenti svantaggi che derivano dal tenere la liquidità ferma sui conti correnti in un periodo in cui il livello dei prezzi è tornato a correre più veloce che mai e nonostante la sempre più ampia gamma di soluzioni di investimento, sia tradizionali che digitali, disponibili sul mercato, la maggioranza degli italiani continua a non investire i propri risparmi.

Questo lo sconfortante quadro che emerge da uno studio sul financial wellbeing, il benessere finanziario, condotto sulla popolazione di due Paesi, Italia e Regno Unito, da Moneyfarm, società internazionale di investimento con approccio digitale, insieme a Dectech, società specializzata in studi comportamentali nata alla Warwick University.

La situazione ovviamente risulta essere più critica per i meno abbienti, che hanno maggiori probabilità di rinunciare del tutto ad investire rispetto a quelli che appartengono alla categoria “high affluent”.

La percentuale di “low affluent” che non sottoscrive alcun portafoglio è quasi doppia rispetto a quella degli “high affluent” sia per le soluzioni di investimento ibride, 41% vs 21%, sia per le soluzioni di investimento tradizionali, 45% vs 24%, sia per quelle fai-da-te 55% vs 27%.

Per cui, per quelli più avversi al rischio, che hanno maggiori probabilità di incorrere in una decisione di investimento sbagliata, mentre gli investitori più propensi a rischiare tendono ad essere più sicuri del portafoglio che hanno scelto.

Oggi le forme di investimento fai-da-te rappresentano una scelta avveduta solo per gli investitori già esperti, mentre la clientela meno finanziariamente alfabetizzata e più vulnerabile appare disorientata quando vi ricorre, con un 55% degli intervistati che ha irragionevolmente scelto il portafoglio più rischioso.

La realtà è invece che le cose sono cambiate è oggi il mondo degli investimenti è alla portata di chi si sa guardare attorno, scoprendo così realtà come Moneyfarm.

Le probabilità di scegliere un portafoglio coerente con la propria propensione al rischio e il proprio orizzonte temporale sembrano essere 2,2 volte maggiori per i risparmiatori che investono attraverso soluzioni ibride, cioè che integrano tecnologia e consulenza tradizionale, mettendo un consulente a disposizione del cliente durante tutto il percorso di investimento, rispetto a chi sceglie soluzioni di investimento fai-da-te (il 30% dei primi sceglie il portafoglio consigliato contro solo il 14% dei secondi).

La realtà si evince poi ascoltando i soggetti in questione, per cui i principali ostacoli all’investimento sembrano essere l’insufficienza delle informazioni disponibili sui prodotti finanziari (27%) e la volontà di confrontarsi con un consulente prima di prendere una decisione di investimento (27%). Proprio l’assenza di un rapporto personale diretto con un esperto, in grado di rassicurare i clienti e di migliorare il processo decisionale, rappresenta una delle barriere all’investimento con una piattaforma fai-da-te più frequentemente indicate dagli intervistati (27%), insieme alla rischiosità dei portafogli (18%).

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