Come influisce la Guerra sui viaggi

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Il turismo rappresenta un fenomeno che nel corso del 900, è andato assumendo dimensioni globali, conquistando, seppur solamente negli ultimi decenni, l’attenzione degli storici interessati alla ricostruzione dei caratteri dello sviluppo economico e dell’evoluzione dei consumi nel mondo contemporaneo.

Tra i fenomeni più interessanti connessi alla diffusione della pratica della vacanza fra fasce di popolazione sempre più ampia, il cosiddetto turismo di guerra conseguente al primo conflitto mondiale, rappresenta un oggetto di studio.

L’espressione “turismo di guerra”, specie se applicata al contesto del primo conflitto mondiale, può destare perplessità, considerando gli ostacoli che un evento bellico pone all’esercizio delle attività connesse alla vacanza, impedendo, in primis, quella libera circolazione che ne rappresenta il presupposto essenziale. Lo abbiamo visto già dal 24 febbraio appena sono iniziati i bombardamenti, tutte le rotte aeree di quella zona del pianeta, sono state modificate.

Le devastazioni materiali conseguenti alle guerre, inoltre, rischiano di compromettere la dotazione di infrastrutture e beni culturali delle destinazioni al punto da far perdere loro, talvolta definitivamente, la posizione conquistata nel mercato.

Ciononostante, il turismo di guerra acquisì un’importanza chiave per il rilancio dell’economia europea in occasione delle due guerre mondiali, qualificandosi nello stesso tempo come un fenomeno culturale e politico che condensava i sentimenti collettivi, le aspirazioni nazionali, il dolore e le speranze della società europea coinvolta nel conflitto.

Ma questo quadro dato dagli storici è una prospettiva futura.

Nel nostro caso siamo ancora in alto mare, a 18 giorni dall’inizio dell’invasione russa sull’Ucraina. Stiamo vivendo l’esatto opposto di quello che vuol dire la Globalizzazione, con la libera circolazione di beni e persone.

Sanzioni e chiusure dei voli bloccano gli arrivi da Mosca e a soffrirne di più sono proprio i grandi alberghi del centro storico e le strade dello shopping di lusso. La loro spesa media giornaliera era di 2.000,00 euro.

Allo stato attuale dei fatti, nessun aereo commerciale né privato può sorvolare i cieli italiani e di tante altre nazioni che a poco alla volta si stanno accodando.

Questo è l’effetto delle sanzioni nei confronti di Mosca, che inevitabilmente influiscono anche sulla ripresa economica soprattutto per l’Italia, già pesantemente rovinata dalla Pandemia. Dal 2019, tra il Covid e Sputnik, il vaccino non riconosciuto, i turisti russi non arrivano più qui. E la loro mancanza si fa sentire soprattutto negli alberghi e i negozi di lusso.

In Italia, Confcommercio e Confesercenti stimano che il giro d’affari perso si aggiri sui 150 milioni: tanto spendeva, prima della pandemia, il milione di persone che da Mosca veniva in vacanza a Roma. Introiti andati in fumo, ormai un lontano ricordo.

Secondo l’Enit, l’Ente Nazionale Italiano per il turismo, la spesa totale dei viaggi in Italia nel 2019 ammontava a 984 milioni di euro e a Roma è toccata la fetta più grande: il 14,9% contro il 9% di Venezia e l’8,8% di Milano.

“Ora l’impatto lo sentiremo non solo per l’annullamento dei voli dalla Russia, ma anche perché altre rotte, per esempio dalla Corea e da Hong Kong, diventano più lunghe e costose – spiega il presidente di Asshotel, Confesercenti Francesco Gatti -. La guerra sposta in avanti il ritorno di flussi che attendiamo dal 2019″.

Ora l’unico modo per arrivare nella Capitale italiana, ad esempio, è passare per la Turchia, Paese che non ha chiuso lo spazio aereo. Ma poco cambia:

“Speriamo si trovi una soluzione al conflitto, altrimenti rischiamo di annaspare ancora – dicono dall’Hotel de Russie dove il telefono squilla ma la frase dall’altra parte della cornetta è sempre la stessa – “Dobbiamo disdire la prenotazione, ci dispiace”.

 

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