Variante Delta – cosa sappiamo

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Mentre i numeri del Covid-19 relativi ai contagi e ai decessi in Italia continuano a scendere, una nuova minaccia sta dilagando, la variante Delta, prima chiamata semplicemente Indiana.

Cosa cambia? Con chi abbiamo a che fare? I vaccini ci proteggeranno?  

Nel Regno Unito è responsabile di una nuova ondata epidemica, la terza. E ora, secondo il Financial Times, si sta diffondendo anche in Portogallo, Spagna, Germania e Francia.

Nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, relativo alla prevalenza delle varianti in Italia, leggiamo che la frequenza e la diffusione di casi dovuti alla variante Delta sono in aumento anche in Italia. In base ai dati attualmente disponibili, la percentuale è aumentata dal 4,2% nel mese di maggio 2021 al 16,8% nel mese di giugno 2021.

Dovremmo cercare di fare scuola su ciò che sta accadendo in Inghilterra, il dato preoccupante arriva proprio da lì: nonostante il 60,3% della popolazione adulta ha già ricevuto due dosi di vaccino e l’82,5% almeno la prima dose, la diffusione della Delta continua ad aumentare.

Gli ultimi dati suggeriscono che la variante Delta sia caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, più 40-50% rispetto alla variante Alfa. Il motivo non è ancora del tutto chiaro. Una spiegazione possibile potrebbe essere la presenza di una mutazione in prossimità del sito di taglio S1/S2 della proteina virale Spike.

La maggiore trasmissibilità si traduce in un aumento del valore R0, ovvero il numero medio di persone che contrarrebbero l’infezione, in mancanza di misure di contenimento e precauzione. Quelle appunto tenute fino ad ora, l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e il lavaggio delle mani.

La protezione maggiore ovviamente è quella conferita da un ciclo di vaccinazione completo. Uno studio pubblicato su Lancet dimostra che il vaccino Pfizer ha un’efficacia del 79% contro la variante Delta (mentre era del 92% per la variante Alfa), mentre quello AstraZeneca sarebbe efficace al 60% (contro il 73% per l’Alfa).

L’efficacia nel ridurre il rischio di ospedalizzazione rimane molto elevata per entrambi i vaccini (96% per Pfizer e 92% per AstraZeneca) dopo aver completato il ciclo vaccinale.

L’Oms ha classificato la variante Delta come variante che desta preoccupazione, come già successo per la variante Alfa, Beta e Gamma. Qualora la sua diffusione dovesse aumentare, la possibilità di ritardare la somministrazione delle seconde dosi potrebbe non rappresentare più la strategia ottimale, in quanto la protezione dopo la prima non è sufficiente.

L’immunologo Guido Forni, dell’Accademia dei Lincei, ha dichiarato che chi è vaccinato con due dosi è protetto. La preoccupazione è infatti rivolta a quei circa 2,4 milioni di over 60 che ancora non hanno ricevuto nemmeno una dose. Se la Delta si diffondesse in Italia così come sta succedendo in altri paesi europei, il numero di morti rischierebbe di aumentare nuovamente.

I contagi di oggi non dovrebbero avere lo stesso peso sul Sistema Sanitario come quelli dello scorso inverno in quanto le infezioni che si registrano in persone più giovani, presentano meno complicazioni. Se guardiamo ancora ai dati inglesi, il tasso di letalità si mantiene per ora molto basso, se comparato a quanto visto nei mesi scorsi.

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